Ho sempre amato i formaggi… in realtà mi piace mangiare,
bene, e mi piace scavare, scoprire, sapere. Se un piatto, un alimento, un vino,
hanno una storia particolare, sono disposta a fare chilometri e chilometri per
provarli. In un certo senso vivo il cibo come cultura e trovo che sia un ottimo
modo per conoscere le abitudini locali, anche del paesino a pochi passi da casa
nostra, che potrebbero essere molto diverse dalle nostre.
E quella del formaggio è, spesso, una cultura molto
femminile. E’ una storia avvincente fatta di errori, di scoperte casuali, di
pazienza ma anche di impazienza, fatta di donne che stavano a casa ad aspettare
i mariti pastori che erano fuori con gli animali, di lunghi inverni e brevi
estati.
Tutto è iniziato, per caso, nel 7.000 avanti Cristo… quando
dei nomadi, dovendo portare con sè il latte che non avevano consumato in
giornata, lo misero in un otre ricavato dallo stomaco di un animale, un
capretto, chi lo sa, oppure un vitello. Caricato questo otre sul mulo o sul
cammello (chissà dov'erano questi nomadi, nel Sahara, in Mesopotamia… in ogni
caso erano al caldo) si misero in cammino e alla sera scoprirono che,
accidenti!, il latte era andato a male, e si era trasformato in una massa
informe e un pò "budinosa", separandosi da una parte liquida… Nel dubbio, lo
assaggiarono, e scoprirono così che era ancora mangiabile. Quella era la prima
cagliata in assoluto, e da quel primo incidente di percorso è nato tutto
l’universo dei formaggi.
Nessun commento:
Posta un commento